We, Costa d’Avorio
Legno, ferro, fibre, pigmenti
Fine XIX secolo
21 cm
Provenienza
L’aspetto grottesco e la complessità materica di questa Maschera, esempio notevole di scultura cumulativa, esprimono con chiarezza l’ambiguità del personaggio che rappresenta: un mendicante che incarna, nella sua entità semi-divina, caratteri tanto maschili quanto femminili.
L’epiteto della Maschera, “mendicante”, è giustificato dal suo ruolo che è quello di sollecitare con insistenza le offerte durante le sue apparizioni.
Secondo l’uso Dan alla sommità della fronte sono fissate trecce con ganci metallici.
La fronte presenta scarificazioni, e gli occhi a fessura impediscono di riconoscere l’identità del danzatore preservando il mistero della natura non umana di questa Maschera.
Piccoli denti metallici aggiungono aggressività all’espressione.
Nel contesto tradizionale l’uso di questo tipo di maschere poteva estendersi per più generazioni, contribuendo ad aumentare il loro status di oggetti sacri.
I marcati segni d’uso e la patina accumulata nel corso dei ripetuti impieghi testimoniano il suo utilizzo prolungato nel contesto culturale originario.